Luka Stražar, Aleš Česen e Tom Livingstone hanno salito l’ambito versante Nord del Latok I, alla ricerca di una linea sognata fin dal 1978

 

Nel cuore del Karakorum, in Pakistan i Latok si ergono in tutta la loro imperiosa possenza. Tra le cinque vette che compongono questo massiccio, il Latok I svetta per 7145 metri e la sua impressionante cresta Nord è una delle linee che negli ultimi 40 anni ha fatto sognare e illuso i più grandi nomi dell’alpinismo mondiale.

Esattamente 39 anni fa i primi a tentare, nel luglio 1978, furono gli americani Jim Donini, Michael Kennedy, George Lowe e Jeff Lowe (probabilmente la cordata più forte negli stati uniti all’epoca). In quel tentativo gli americani passarono più di tre settimane sui 2500 metri della cresta Nord del Latok I salendo 100 lunghezze prima di alzare bandiera bianca a solo tre tiri dalla cresta sommitale, fermati dalla tempesta e dalle condizioni di salute di Jeff Lowe. L’anno seguente, l’inviolato Latok cadde finalmente sotto i colpi di una spedizione giapponese guidata da Naoki Takada. La squadra, piazzato il campo base sul ghiacciaio Baintha Lukpar, scalò il difficile pilastro sud, a sinistra del couloir tra il Latok I e il Latok III, e il 19 luglio, partiti dal terzo campo a 6500 metri, Tsuneo Shigehiro, Shin’e Matsumi e Yu Watanabe raggiunsero la vetta. Shigehiro con Hideo Muto, Jun’ichi Oku e Kota Endo fece il bis il 22 luglio, probabilmente senza immaginare che nessuno, negli anni e decenni seguenti, avrebbe ripercorso le sue tracce. In altre parole: il Latok I, dal 1979 ad oggi, non è più stato scalato.

 

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Dopo l’epica avventura di Donini e compagni, la cresta nord è stata nelle mire di personaggi del calibro di Martin Boysen, Doug Scott, Simon Yates, Wojciech Kurtyka, Josh Wharton, Colin Haley e finalmente, nel 2011, degli italiani Ermanno Salvaterra, Andrea Sarchi, Cesare Ravaschietto, Marco Majori e Bruno Mottini. L’ ultimo tra i grandissimi a tentare di salire il Latok I è stato Thomas Huber, ma anche per lui nulla di fatto.

«Quella cresta è lunga, lunghissima. Noi siamo saliti fino a 5400 metri dove, con la montagna in cattive condizioni, abbiamo dovuto mollare. Da lì, procedendo a destra, credo sia possibile portarsi oltre quella barriera di cornici e torri di ghiaccio a quota 5800, assolutamente invalicabile, che nel 2009 ha fermato Haley, Josh Wharton e Dylan Johnson. Più in alto, comunque, la faccenda si fa assai complicata… Io ci riproverei, certo, e se da una parte auguro a Wharton (che tornerà laggiù nei prossimi mesi, ndr) di riuscire, dall’altra quasi spero il contrario per giocare ancora le mie carte! Perché il Latok I è una montagna eccezionale: la sua parete nord, a sinistra della cresta, è qualcosa di pazzesco, una sfida per il futuro». (E. Salvaterra)

 

 

Il sogno che dal 1978 ha ammaliato e illuso tutti questi illustri nomi sembra essere stato finalmente realizzato sabato 11 agosto 2018. Luka Stražar, Aleš Česen e Tom Livingstone (due sloveni e un inglese) hanno salito il versante Nord del Latok I! Dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che il trio abbia seguito la linea tentata da Lowe e compagni lungo la lunga cresta Nord, per poi spostarsi più a destra nella parte finale. Per ora non si hanno ulteriori informazioni, il rientro è previsto tra una settimana in Slovenia così da avere il racconto diretto dei protagonisti di questa eccezionale salita.