Come da tradizione la fuoriclasse svizzera Nina Caprez è tornata a scalare nel suo amato Ratikon, sulle pareti che le hanno già regalato in passato grandi soddisfazioni e che la hanno resa conosciuta anche al grande pubblico. In questo paradiso di calcare svizzero, la Caprez già nel 2011 era riuscita ad aggiudicarsi la prima libera femminile di “Silbergeier”, una delle vie più belle e allo stesso tempo temute di Beat Kammerlander. Sempre dello stesso Beat è anche “Die Unendliche Geschichte”, che Nina aveva salito con Barbara Zangerl nel 2015, stesso anno in cui aveva scalato anche “Hannibals Alptraum” accompagnata da una delle leggende dell’arrampicata sportiva, Marc LeMenestrel.
La via su cui si è concentrata Nina durante l’estate è stata “Headless Children”, aperta due decenni fa da Marco Müller, Koni Mathis e Bruno Rüdisser e poi liberata nel 2008 da Mark Amann. Sfrotunatamente questa via di poco più di 250 metri era caduta nel dimenticatoio fino al 2016, quando l’austriaco Kilian Fischhuber aveva effettuato la prima ripetizione confermandone la bellezza e la difficoltà di 8b. Sfruttando tutta la sua precedente esperienza maturata sulle pareti del Rätikon, la Caprez ha lavorato i tiri di Headless Children per un totale di solo sette giorni (quattro giorni l’anno scorso e altri tre questo mese) prima di riuscire della rotpunkt.
Per non farsi mancare una sfida anche sul granito, all’inizio di questa estate, Nina si era recata in Madagascar con la francese Mélissa Le Nevé per tentare Tough Enough nella valle dello Tsaranoro. La via liberata in giornata da un giovanissimo Adam Ondra nel 2010 si è rivelata troppo complicata questa volta, ma se tutto andrà secondo i piani, la coppia franco-svizzera ritornerà già la prossima stagione per ritentare questo famoso testpiece di 8c.