Luca Schiera e Davide Pontiggia aprono una nuova via sulla parete Nord-Est del Corno Orientale
Estate 2017. Avevo sentito parlare da varie persone già alcuni anni fa della storica Don Arturo Pozzi, una via interessante da provare in libera, ma non ero mai stato sotto la parete a vederla nonostante sia così vicina a casa. Prendo la relazione e una mattina di giugno io e Davide Pontiggia, Dido, andiamo a ripeterla.
Portiamo una bici fino alla fine della strada privata e la lasciamo al rifugio SEV, per assicurarci una discesa veloce alla sera. Quando arriviamo sotto la nord rimaniamo abbastanza stupiti: effettivamente la parete è molto bella, alta e sempre ripida. L’intuizione dei primi salitori nel ‘64 è geniale, con un qualche traverso e molti chiodi normali sono riusciti a salire anche gli strapiombi finali, dal basso sembra impossibile.
Inizia Dido su una lunga e facile lama che finisce su uno strapiombo prima della sosta, continuo io e subito sbaglio via e mi infilo in un diedro bello marcio.
Riusciamo a salire in libera fino all’ultimo tiro, facciamo entrambi un tentativo a-vista ma capiamo subito che ha bisogno di una pulizia preventiva, ormai è tardi e scendiamo. Nel frattempo il rifugio ha chiuso e la bici è rimasta dentro. Meglio così, probabilmente i freni non avrebbero retto sulla ripida discesa.
Dopo una giornata di pulizia torniamo sulla via, i vecchi chiodi rimasti sull’ultimo tiro non danno alcun tipo di fiducia ma si cade nel vuoto, così completiamo la libera.
Da lì vediamo una linea diretta di roccia grigia compatta e lavorata che unisce idealmente il primo bellissimo muro agli strapiombi finali a buchi, senza interruzioni.
Torniamo due mesi più tardi, il primo giorno apriamo il primo tiro, lasciamo una corda fissata e torniamo di nuovo per i due giorni successivi. Molti chiodi, friends e cliff più tardi arriviamo di nuovo in cima, pochi metri a sinistra della Pozzi. Il giorno dopo io parto per la Cina e la stagione finisce lì.
Quest’anno appena la temperatura lo permette siamo di nuovo sulla via, passiamo qualche giornata a spazzolare le prese, aggiungere qualche chiodo sui passaggi più esposti e provare tutti i movimenti. Poi, dopo un tentativo fallito, insieme a Marco Maggioni saliamo tutta la via in libera. Questa è forse la prima volta che abbiamo aperto con questo stile, il risultato è una via molto bella di pura arrampicata, continua e sempre varia.
Testo di Luca Schiera
Relazione:
L1: 7c+/8a 20m. 1 chiodo e 5 fix
Dritto fino all’ultima presa buona poi uscire verso destra, sosta due fix da collegare.
L2: 7b 50m. 6 chiodi e un nut, integrare con friends 0,3/2
Muretto iniziale poi verso sinistra fino a pianta sotto al tetto (chiodo con kevlar), salire dritto seguendo altri tre chiodi, poi spostarsi a sinistra fino al nut, dritto fino ad un altro chiodo (friend piccolo due metri sopra) poi leggermente verso destra fino a chiodo con cordone sulla cengia, dal chiodo spostarsi a sinistra ed uscire dal muro. Sostare alla base dello strapiombo su Nido di Comete (fix e chiodo, scendere un paio di metri per fare sicura sul tiro successivo) o su Don Arturo Pozzi (chiodi a destra, da rinforzare).
L3: 7c 30m. 4 chiodi, poi friends medi
Dritto seguendo i chiodi sulla striscia grigia fino ad un piccolo tetto 10m sopra l’ultimo chiodo, spostarsi a destra fino alla sosta di Don Arturo, chiodi da collegare.
L4: 7b 20m. 4 chiodi e friends medi
Dritti per due vecchi chiodi di Don Arturo, continuare sempre dritti sullo spigolo con buone prese lontane fra le rigole (integrare con friends piccoli e medi), poi leggermente a destra fino a chiodo con anello, dritto fino alla sosta su due fix da collegare.
L5: 7b+ 30m. 3 chiodi e 3 fix, possibile integrare
Dalla sosta salire seguendo dei buchi prima ad un chiodo poi ad un fix, continuare dritto sullo strapiombo a buone prese. Sosta su 2 fix da collegare.
L6: 6b+ 20m. 2 chiodi
Placca in aderenza poi muretto verticale fino al prato, due chiodi. Sostare in fondo alla catena a destra.