di Federico Magni
Sulla parete Ovest del Gasherbrum IV riposa Slavko Svetičič, un mostro di talento e coraggio, uno degli alpinisti più forti nei primi anni ’90 che fece parte del gruppo degli slavi che in quel periodo alzarono di molto l’asticella dell'”impossibile”. Dopo aver stupito tutti con le sue salite visionarie, complesse, pericolose e soprattutto solitarie, nel 1995 raggiunse il Baltoro per salire la Parete Lucente in stile alpino lungo una via nuova e li restò per sempre.

Prima di imbarcarsi per il Pakistan, nella sua carriera aveva realizzato circa 1.200 ascensioni, 460 delle quali lungo vie nuove. Sloveno, nato il 31 gennaio del 1958, a 17 anni scoprì l’arrampicata. Riuscì a raggiungere la Yosemite e da allora in poi ogni sforzo fu teso a una nuova avventura in montagna. Cultore dell’allenamento, scalava tutti i giorni, spesso in solitaria sulle montagne di casa, le Alpi Giulie e le Dolomiti. Nel 1988 è all’Aconcagua dove sale la Linea del sole. Qualche anno dopo tenta in solitaria la Parete Ovest dell’Annapurna e in Patagonia si dedica al Cerro Torre con la Direttissima all’Inferno. Nel 1990 in 27 ore sale in inverno la Direttissima alla parete Nord dell’Eiger. Aveva poco più di trent’anni e da allora diventa un punto di riferimento nel mondo dell’alpinismo per una manciata d’anni. Sale la Mc Intyre, la Bonatti e la Rolling Stones alle Grandes Jorasses e la parete Nord Est del Grand Pilier d’Angle sul Bianco. In quel periodo scala anche uno dei suoi capolavori, Manitua, allo Sperone Croz. Poi il progetto visionario: la parete Ovest del GIV.