Di Caterina Bassi
La sveglia suona alle cinque. Sono mezza indolenzita per i tentativi del giorno precedente su un monotiro in val di Mello. Martino, per una volta, si alza prima di me (una rarità!). E’ molto contento e motivato nel provare finalmente ad aprire una via nuova sulla bellissima roccia lavorata dell’Escudo del Qualido, lungo una linea adocchiata l’anno precedente. Io dormo per tutto il tragitto in macchina e, in verità, continuo a dormire anche per metà della salita lungo il sentiero: solo nei pressi della Mongolfiera, all’arrivo dei primi caldi raggi di sole, riesco finalmente a svegliarmi. Al contrario di Martino non ho mai provato ad aprire dal basso e non sono molto convinta. Le novità un poco mi spaventano e c’è sempre una fase iniziale nella quale provo una sensazione che sa di minaccia. Quando arriviamo alla base della parete, però, la curiosità e la voglia di mettermi in gioco hanno finalmente il sopravvento.

Parto alla volta del primo tiro, che riesco a salire con sole protezioni tradizionali. Non è difficile ma è davvero bello e il mio entusiasmo cresce! Martino apre magistralmente il secondo tiro, caratterizzato da una lunga vena di quarzo. Durante l’apertura del terzo tiro capisco due cose. La prima è che è possibile chiodare anche da posizioni veramente scomode (usando un eufemismo): questo aspetto mi tranquillizza. La seconda è che si possono creare degli incroci di corde davvero inenarrabili (con conseguenti improperi e impossibilità di proseguire) con la corda di servizio, la corda di assicurazione e il cordino del trapano. Per la prima giornata ne abbiamo a sufficienza e decidiamo di calarci. Il fine settimana successivo la sveglia suona puntuale. Qualche ora se ne va per l’avvicinamento, la cacciata a versi animaleschi delle fameliche pecore che attentano ai nostri zaini (Martino mostra doti particolari nell’esecuzione di questa operazione) e la salita dei tiri già aperti. Riusciamo finalmente ad arrivare alla base del diedro che avevamo osservato dal basso. Anche nell’apertura del tiro del diedro Martino da sfoggio di abilità, mentre io do prova di perseveranza nell’eliminazione di alcune zolle d’erba particolarmente ostinate. In un altro paio di visite riusciamo a raggiungere la sommità dell’Escudo e a realizzare la prima libera della via immersi nei vividi colori di una splendida giornata autunnale. Abbiamo deciso di chiamare la nostra nuova via “El despertador fotonico”, in onore della tanto bistrattata sveglia che ha suonato puntuale per quattro fine settimana, permettendoci di trascorrere giornate così piene ed appaganti.

RELAZIONE
C. Bassi, M. Quintavalla – ottobre 2019 Lunghezza: 210 m, 6 lunghezze 7b (6c obbl.) RS3
Discesa: in doppia lungo la via saltando S1 e S5
Materiale: una serie di friend fino al 4 BD e qualche micro. Raddoppiare le misure dallo 0.5 all’1 ed eventualmente triplicare 0.4, 0.5 e 0.75 per L5.
L1: 6a+ 45 m – 1 ch.
Salire dritti su una lama, ristabilirsi con un passo in placca su una evidente vena bianca. Proseguire leggemente a sinistra per lame fessurate e raggiungere un tettino. Ristabilirsi sull’evidente vena bianca e seguire la fessura seguente sino alla sosta.
L2: 6c+ 40 m – 3 fix
Seguire l’evidente vena bianca verso destra sino alla sosta.
L3: 6c+ 40 m – 5 fix
Salire dritti in placca. Arrivati all’ultimo spit raggiungere con un passo ostico il tettino che si trova al di sopra. Seguire la fessura di fondo del piccolo tetto verso sinistra e ristabilirsi al di sopra di esso utilizzando dei funghi. Raggiunto il secondo tettino, seguirlo verso sinistra e ristabilirsi sopra di esso, sino alla sosta.
L4: 6a+ 45 m – 3 fix
Proseguire per una fessurina sopra la sosta. Raggiunta
una cengia erbosa spostarsi leggermente verso destra.Salire dritti sulla placca soprastante, aggirare una lama a sinistra e proseguire fino a raggiungere la successiva sosta sulla grande cengia alla base dell’evidente diedro di L5.
L5: 7b 20 m – 1 fix + 1 ch.
Salire lungo il diedro al termine del quale si sosta su un terrazzino sulla destra.
L6: 6c 20 m – 3 fix
Utilizzare il terrazzino per spostarsi decisamente verso destra. Seguire i tre spit visibili sulla placca nera soprastante. Dopo l’ultimo spit spostarsi a sinistra ed utilizzare alcune fessure per raggiungere un piccolo terrazzino. Spostarsi a sinistra per raggiungere la sosta.

