LA VIA DEI GIAPPONESI
Di Federico Magni
La spedizione giapponese del 1976 che puntava alla complicata parete nord dello Jannu era formata da sedici uomini ed era guidata da Masatsugu Konishi. Una volta ai piedi della montagna gli scalatori nipponici decisero di seguire, in realtà aggirando di fatto la vera e propria parete Nord con le sue elevate difficoltà, la linea di un precedente tentativo di una spedizione neozelandese che era arrivata più o meno a 400 metri dalla cima. Infatti per quasi tutta la via ritrovarono le protezioni lasciate dalla precedente spedizione che tentò quella salita l’anno prima. La spedizione giapponese, una volta ai piedi della montagna, si divise in quattro team che si alternarono per cercare e attrezzare la via e per trasportare il materiale in quota. Questa tattica garantì una progressione più o meno costante per tutto il tempo del tentativo. Il campo base fu allestito a 4.500 metri il 15 marzo del 1976. Il campo I invece a oltre cinquemila metri in prossimità del primo icefall. I giapponesi riuscirono poi a piazzare campo II a 5.500 metri su una spianata di neve. Da quel punto in poi iniziavano le vere difficoltà della via. Era il 25 marzo quando riuscirono a passare e scoprirono che le corde lasciate dei neozelandesi lungo la salita non era più utilizzabili e sicure. Il 10 aprile fu la volta di campo III con le tende allestite a 6.200 metri. Da quel punto in poi lavorarono parecchio per superare la parte di ghiacciaio sospeso sopra le loro teste e risalirono una difficile parete di ghiaccio prima di poter trovare un punto a quasi 6.500 metri per il campo IV. Campo V fu piazzato il 24 aprile ai piedi di quella che soprannominarono “torre rossa” sulla spalla della cresta Est, a oltre settemila metri. Da quel punto la linea seguì un evidente camino verticale fino al luogo scelto per il campo IV raggiunto il 9 maggio. Si trovavano a circa 7.300 metri. Ancora quattrocento metri li dividevano dalla cima. Dopo un giorno di attesa e di preparazione della via l’11 maggio Nobuyuki Ogawa, Naoe Sakashita e Shomi Suzuki scalarono il tratto rimanente fino alla cima in sei ore e mezza partendo dall’ultimo campo. Il 12 maggio fu la volta del leader Konoshi, con Masaru Samba, Kazuyoshi Konno e due sherpa. Anche questo gruppo riuscì a raggiungere la vetta dello Jannu seguito il giorno successivo da Seiichi Kawamura, Kiyomi Kawakami e Toshio Akiyama. Il 14 maggio il tempo continuò a rimanere incredibilmente stabile e anche gli altri membri della spedizione, Ryoichi Kukada, Kazushi Katahira, Toshiro Jofu, il dottor Toshitaka Sakano e uno sherpa fecero il balzo finale. Il cattivo tempo arrivò il 15 maggio costringendo tutti a scendere velocemente.