Di Andrea Gaddi, da Stile Alpino#45
Si dovette aspettare il 1923 per dare inizio ad una nuova era, un’era che non poteva cominciare meglio della leggendaria salita del longilineo ed eterno spigolo Nord del Pizzo Badile compiuta da Walter Risch e Alfred Zurcher, anche se già tentata e quasi portata a termine da Klucker in solitaria nel lontano 1892.
Nel 1925 Emil Solleder dà inizio alla new age del sesto grado in dolomiti con la conquista dell’imponente parete nordovest del Monte Civetta sopra il paesello di Alleghe, nelle valli Agordine. Nel Masino, però, i tempi non sono ancora maturi. Seguirono ancora anni di esplorazione senza però accostarsi al grande cammino evolutivo delle Alpi orientali. Certo, ci fu qualche attacco alla frontiera del sesto grado, come la salita dello spigolo della Sciora di Fuori e la salita dello spigolo nord della Punta Trubinasca, ma vennero considerati ancora sotto i confini. Fu, invece, Giusto Gervasutti in compagnia di Aldo Bonacossa a dare inizio alla nuova era con la salita della Torre Re Alberto, nel 1933. Egli superò con mirabile audacia un passaggio sull’espostissima cuspide terminale della torre, che lo stesso Gervasutti definì come il più difficile della sua vita! Il ‘Fortissimo’ fu protagonista di altre salite nel gruppo: la più nota, forse, è lo spigolo Sud della Punta Allievi. Il conte Aldo Bonacossa fu un profondo conoscitore di queste montagne e fu tra i primi a raccontare al grande pubblico l’evoluzione dell’alpinismo nel Masino. E’ suo, infatti, il mitico volume Masino-Bregaglia-Disgrazia del 1936, edito dal CAI e TCI. Divenuto ormai un abituè, il Re Alberto I dei Belgi fu compagno di Bonacossa in varie ascensioni nel gruppo, soprattutto in Val Bondasca (certo, affari di stato permettendo!).
Nel 1935, un giovanissimo Agostino Parravicini conquista la parete Sud della Quota 3228, in compagnia di A.Citterio e di G. De Simoni. Nei suoi sogni, però, viveva quell’affilato spigolo SudEst del Torrione di Zocca. Egli tentò la scalata da solo nell’agosto 1935, ma il caso volle che Agostino non arrivasse in cima. Il destino lo fece cadere nella prima metà della salita. La via fu portata a termine nel 1937 da un trio di scalatori lecchesi che la dedicarono al giovane alpinista milanese prematuramente scomparso. Nello stesso anno, Herbert Burggasser di Vienna ha la meglio sull’inviolato sperone Nord del Pizzo Trubinasca. A siglare definitivamente l’avvento della nuova difficoltà nel Masino ci pensarono le grandi imprese del 1937 e 1938. In prima linea rimane la celebre conquista della parete Nord- Est del Pizzo Badile, ad opera del gruppo lecchese guidato dal leggendario Riccardo Cassin assieme a Gino Esposito e Vittorio Ratti, nel luglio 1937. Tutti conoscono la terribile sorte che toccò ai due alpinisti comaschi, Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi, raccolti da Cassin e inglobati nella stessa cordata dopo il primo giorno di ascensione. I due alpinisti morirono per sfinimento durante la discesa, dopo tre giorni di fatiche e di dura lotta contro il maltempo. Negli stessi giorni la cordata Gaiser-Lehmann ebbe la meglio sui 1100 metri dello sperone Nord-Ovest del Pizzo Cengalo, ma la loro salita, di pari difficoltà e lunghezza, rimarrà meno mitizzata dell’altra per via della simultanea ‘caduta’ di uno dei più grandi problemi delle alpi del momento!

La parete nordest del pizzo Badile
Quasi in risposta, dopo pochi giorni arriva l’importante vittoria del pilastro Nord-Ovest del Pizzo Badile ad opera di Ettore Castiglioni e Vitale Bramani. Il primo divenne noto per le sue prodezze in tutto l’arco alpino, soprattutto nelle Dolomiti dove si è dedicato per anni alla compilazione dello storico volume Sella-Odle-Marmolada edito dal CAI/TCI nel 1937. Di famiglia benestante, Ettore aveva una grande passione per i viaggi e per le montagne. Una passione che lo portò a fare da guida a profughi, per la maggioranza ebrei, in fuga dall’Italia verso la Svizzera durante la guerra. Catturato e rinchiuso tentò la fuga ma, senza gli indumenti necessari che a sua volta gli erano stati sequestrati, egli morì per assideramento a due passi dalla salvezza. Il secondo, anche lui milanese, fu un grande frequentatore del Masino e soprattutto delle Dolomiti. Bramani è noto per la tragedia della Punta Rasica nel 1935, quando una comitiva di 19 persone fu decimata dal freddo e dalla notte affrontata con indumenti leggeri. Ma è anche noto per la realizzazione dell’innovativa suola in Vibram, oggi ancora in uso, il cui nome è la fusione delle sue iniziali. Il Luglio 1937 passò meritatamente alla storia per le parallele conquiste delle più note e alte pareti della Val Bregaglia. Nel 1938 Alfonso Vinci, grandissimo scalatore valtellinese, riuscì nell’impresa di superare la grande ed isolata muraglia della parete Nord del Pizzo Ligoncio e, nello stesso anno, riuscì nella conquista del versante Ovest della Punta Milano. L’anno successivo riappare sui più luminosi versanti meridionali della Val Porcellizzo, con la salita alla parete Est della Punta Sertori. Ma è solo un’anticipazione a quella che può essere considerata come una delle sue più belle scalate del Masino: infatti, due giorni più tardi, il 16 agosto, il Vinci, in compagnia degli amici P.Riva e E.Bernasconi, sale lo spigolo meridionale del Pizzo Cengalo. A questo grande scalatore, che in futuro avrebbe dedicato la vita all’esplorazione dei paesi più sperduti del mondo, restò la profonda consapevolezza di aver tracciato uno degli itinerari alpinistici più belli non solo del Masino, ma anche dell’intero arco alpino!
Ma un altro conflitto era alle porte. La Germania di Hitler si stava preparando ad una tremenda lotta per l’egemonia in Europa e, come per il conflitto precedente, la società si era chiusa in una fase di stasi che sarebbe tramontata solo con la fine della guerra. Il governo fascista aiutava il dittatore tedesco. Completamente immersi nella causa sociale della liberazione, la gran parte della società (alpinisti compresi) si immerse in una lotta partigiana per liberare il paese dall’invasore antisemita….e dalla porzione italiana che ancora lo appoggiava!
L’unico progresso in campo alpinistico degno di rilievo fu la prima salita nel 1941 della parete Nord-Ovest della Punta Sfinge, ad opera di Nino Oppio con Stefano Duca. Una via rimasta nel mito e considerata per vari anni come una delle più difficili della regione, realizzata da un grande protagonista che ha saputo marcare il suo nome in molteplici conquiste tra le pareti di tutte le Alpi. Dopo il trionfo della resistenza nel 1945 si assistette alla rinascita della società, immersa nell’opera di ricostruzione e, con essa, alla rinascita del popolo verticale!