Di Andrea Gaddi, da Stile Alpino #45

Il 1968 è un anno di profondi cambiamenti. Le rivoluzioni studentesche che interessano l’Europa, intaccano anche altre sfere della vita sociale e il mondo alpinistico non verrà escluso. Nella vicina Val di Mello nasce un nuovo ‘corso’, il Nuovo Mattino. Si tratta di una corrente di pensiero che contrasta con la tradizionale ideologia di concepire la montagna.
Dove prima si combatteva per la vetta, ora questa non importa più. Si guarda alla qualità dell’arrampicata, la bellezza dei passaggi, la fluidità del movimento. ‘La cima a tutti i costi’ è ormai parte del passato, o quantomeno estranea dal nuovo banco di prova per le scorrerie dei nuovi scalatori, qual è la Val di Mello. Nulla sarebbe più stato come prima. La nuova frontiera sarebbe stata il portare in alto i preziosi insegnamenti che le lisce placche della bassa valle impartivano ai ‘nuovi scalatori’.

Ma i tempi non sono ancora maturi per l’alta Val Masino. Nel 1968 una cordata anglosassone composta dal tri Meldrum-Rogers-Roper, riesce nella salita dei profondi camini del limite destro della parete sud della Quota 3228. Gli stessi Rogers e Roper, saranno i protagonisti di un’altra
prima salita sulla Cima di Castello, l’anno successivo. Nel 1971, l’ormai inarrestabile Claudio Corti, per forza di cose da annoverare tra i più grandi protagonisti del Masino, in compagnia di Gilardi, vince la monolitica parete Sud della Cima Scingino, per una via che tutt’ora è compresa tra le vie divenute leggenda nel gruppo. L’anno seguente è la volta di una via sulla parete Nord-Est della Punta Medaccio con Felice Bottani e C. Gilardi e di una via sulla parete Sud-Est del Pizzo Badile sempre con Gilardi. Le vie vennero dedicate, la prima a Giacomo Cenini, la seconda a Guido Cenini e la terza, sul Badile, a Vera Cenini Lusardi. Rispettivamente il marito e il figlio della signora Vera Cenini Lusardi, entrambi mancati alla famiglia nel giro di pochi mesi. Claudio decise di riunire la famiglia nel solo modo a lui possibile, quasi con la volontà di lasciarli risiedere tutti insieme, felici e immortali, nella gioia delle vette.
Tra gli anni sessanta e gli anni ottanta fu molto attivo Felice Bottani di Morbegno, che rivestì un ruolo di primo piano nell’alpinismo della bassa Valtellina. Sue alcune realizzazioni come la via dei Morbegnesi alla Sfinge, la parete Nord della Punta Medaccio, i Pizzi dell’Oro e la parete SudEst del Monte Boris e altre salite invernali.
I nuovi sassisti hanno ormai raggiunto l’adeguata preparazione nella bassa Val di Mello, per trasferire i preziosi insegnamenti nelle alte pareti del Masino. Il primo a cimentarsi fu Ivan Guerini, non a caso anche il primo a scoprire i segreti della Val di Mello. Ivan riuscì nella bella impresa di salire il fianco occidentale del Picco Darwin, in compagnia di Mario Villa, il 23 luglio 1974. L’esplorazione in questa nuova ottica, continua nel 1977 con la salita del pilastro sud della stessa montagna (Ivan Guerini, Guido Merizzi, Vittorio Neri e Mario Villa,) per la via ‘Il Naufragio degli Argonauti’, ancora oggi nella top ten delle vie più difficili del Masino. Nello stesso anno Guerini riesce ad aggiudicarsi la parete Est del Cavalcorto, per la via ‘Perduti nello Spazio’, una delle prime vie di VII nelle Alpi Centrali. Si continua con la visita al Sasso Manduino da parte del solito Guerini che salì ben due vie nuove, di cui una in solitaria. Poi la salita di ‘Soli di Ghiaccio’alla Costiera dell’Averta, da parte di Giuseppe Miotti e Guido Merizzi, nel 1982. Ancora Miotti è stato protagonista di salite come la via ‘il Popolo d’Autunno’ al Pizzo del Ferro, la via ‘Chiara’ sul Pizzo Badile, la ‘via del Fiorellino’ al Pizzo Cengalo e lo spigolo sud del Pizzo Torrone Occidentale.
Altro protagonista fu Giovanni Pirana autore della prima solitaria della via del Fratello al Pizzo Badile e della Taldo-Nusdeo al Picco Luigi Amedeo, nella seconda metà degli anni ’70. Dopo qualche anno di inattività eccolo riapparire su ‘Il Naufragio degli Argonauti’ al Picco Darwin e su la ‘Gogna-Miotti’ al Liss del Pesgunfi, tentate in solitaria dopo anni di assenza dal terreno verticale. Il destino gli giocò un brutto scherzo sul Picco Darwin con un volo a soli venti metri dalla cima….impaurito, a Giovanni non restava altro che la ritirata. Molti sono concordi nell’addebitargli la prima solitaria della via, anche senza quei 20 metri sfortunati.

Il pilastro dello Scingino

Alla fine degli anni ’70 si assiste ad un particolare movimento di scalatori dell’Est europeo, i famosi Cecoslovacchi. I più forti scalatori del paese comunista venivano premiati dal governo di Praga con le concessioni a lasciare i confini del paese per affrontare le montagne delle Alpi. L’unico imperativo: conquiste e vittorie per l’onore del partito! Precursore e personaggio di spicco tra questi scalatori dell’Est fu Igor Koller. Scalatore di grandi capacità che si guadagnò presto il titolo di Re della Marmolada e del Pizzo Badile, Koller, con i suoi ‘compagni’, realizzò numerose vie nuove sulle grandi pareti del Masino, risolvendo alcuni problemi lasciati in sospeso dai locali. Suo l’assedio al Pizzo Badile per le vie ‘dei Fiori’, ‘Linea Bianca’ e ‘via dei Ceki’ sul suo versante settentrionale, tutte compiute tra il 1975 e il 1978.
L’esplorazione dei Ceki continuò in tutte le aree delle Alpi, ma il fascino del Masino restava sempre al primo posto.
Ancora oggi basta percorrere le loro vie per verificare di persona cosa poteva significare il loro VI grado. Questo veniva considerato come l’estremamente difficile (cioè il massimo della loro scala di difficoltà) e l’artificiale era una progressione delicata e angosciante! Si assiste alla nascita di due nuove vie sul Picco Luigi Amedeo. Nel 1980, ‘Formaggio e Vino’ e ‘Feri Ultra’, entrambe quotate VI e passi di artificiale! Nella stessa campagna estiva del 1980, aprirono una via lungo l’imponente pilastro settentrionale del Pizzo Cengalo, a sinistra della rinomata Gaiser-Lehmann, un’altra sulla grandiosa parete Sud della Punta Ferrario per il suo grande diedro centrale e un’altra ancora sulla parete Nord del Pizzo Ligoncio. Infine, una via nuova sulla parete est della Punta Allievi, ‘Vento d’Autunno’, e il leggendario assalto alla parete Sud della Cima di Castello, una delle più grandi imprese di questi ‘poveri’ scalatori. Arrampicata prevalentemente artificiale, roccia a tratti di pessima qualità, gradazioni elevate (ben VI+ e A3; da cecoslovacchi però!): un angosciante mix di caratteristiche che può bastare a inserire questa via Diretta nelle scalate più toste delle Alpi. Non bisogna dimenticarsi inoltre, la prima salita invernale della via degli Inglesi al Pizzo Badile da parte delle giovani e fortissime ragazze cecoslovacche Zuzana Hofmanova e Alena Stehlikova, nel febbraio 1982. Zuzana fu anche protagonista nella salita diretta sulla parete NE dei Pizzi Gemelli nel 1980.